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“Ci caricammo di pedocchi” è il racconto
della seconda guerra d’indipendenza del
1859 vista dall’interno attraverso il diario autografo
di Cesare Rossi di Suna (ora Verbania).
Le vicende sono commentate per inquadrarle
nel contesto politico-militare del momento.
E’ stata anche realizzata una
video proiezione
sonorizzata con una presentazione a cura
dell’autore di 10 minuti) recitata a due voci
da Beppe Bruno e Carmen Trépi nonché una
video-conferenza
arricchita di ulteriori informazioni.
Vento d’amore e di gioia di vivere e,
nel contempo, invito a momenti di
contemplazione e di interiorità.
L’amore per la fatica, per il silenzio, per l’acqua,
per la roccia… l’amore per le proprie radici…:
tutto ciò, in Val Grande si trova a piene
mani…
VENTO DELLA ZEDA…
Spesso un cuore è troppo piccolo per contenere
tutti i sentimenti che vengono gettati in esso alla rinfusa
nel corso degli anni e a volte si ha desiderio di mettere
un poco d'ordine in esso, magari aiutati dalle parole
casuali di una piccola psicologa da quattro soldi,
specie se il tempo che si ha è quello al di là delle cose da
fare.
… questa strana cosa, con la scusa di parlare degli altri,
parla forse un poco troppo di me, ma sicuramente
al tempo stesso troppo poco di ciò che ho in me.
Giunto abbastanza in là in questo lungo itinerario
della mia vita, forse per acquisire sicurezza e nuova forza
per affardellare lo zaino e riprendere il cammino,
verso chissà poi quali nuove mete,
ho sentito la necessità di ripercorrere a ritroso
l’itinerario fin’ora fatto e tornare al punto di partenza,
La vita d’una persona non è fatta dagli episodi vissuti,
ma da ciò che uno si ricorda degli stessi,
o da ciò che crede d’aver vissuto.
Spesso, il contrario di una verità, è un’altra verità.
Il tempo scorre, scorre il tempo e passa e và,
ma un bel ricordo, no, non morirà.
Per sopravvivere, non devi aggrapparti al presente,
ma devi lasciar cadere il passato.
Entrate per la porta stretta,
poiché larga è la porta
e spaziosa la via
che mena alla perdizione,
e molti son’ quelli che entrano per essa.
Stretta invece è la porta
ed angusta la via
che mena alla vita,
e pochi son’ quelli che la trovano.
Era una di quelle sere in cui ti senti molle dentro.
Chi va in montagna mi ha capito al volo.
Questa sensazione ti salta addosso a tradimento
dopo una lunga giornata di cammino che hai
trascorso gettando lo sguardo oltre i lontani monti,
parlando poco e sentendo tutti i silenzi
che ti avvolgono, facendoti scoppiare il cuore
con il loro fragore.
Ora non chiedo più che voglia amarmi,
né, cosa incredibile, che mi sia fedele:
voglio guarire, liberarmi di questo male orribile.
Ascoltatemi, dei, per l'amore che vi porto!
Da qualche parte ho letto che in definitiva
uno scrittore scrive sempre lo stesso libro.
Il piccolo grande libro della propria vita
Girala e rigirala come vuoi, ma alla fine
uno ripete sempre la stessa cosa che gli
frulla in testa o che sente dentro,
magari ogni volta cambiandogli solo il vestito,
dandogli appena appena una sbiancatina.
Guai agli spensierati di Sion
e a quelli che si considerano sicuri
sulla montagna di Samaria!
Essi su letti d’avorio e sdraiati sui loro divani
mangiano gli agnelli del gregge.
Ma della rovina di Giuseppe non si preoccupano,
perciò andranno in esilio in testa ai deportati
e cesserà l’orgia dei buontemponi.
Dedicato
a tutte
le persone
che ho amato.
A modo mio.
Chiedo scusa al mio
“collega” di penna Emile Zola
per aver plagiato
il titolo di un suo romanzo.
Qui però si parla della
disfatta degli animi di uomini
e donne, che ho avuto
l’avventura di incontrare,
sconfitti dalla durissima
battaglia quotidiana dell’esistere.
Eppur, io, “ancor
non me despero”.
A volte
Dio
uccide
gli amanti
perché
non vuole
essere
superato
in amore.
(Alda Merini)
Andai nei boschi
per vivere in profondità
e succhiare
tutto il midollo della vita
e non scoprire,
in punto di morte,
che non ero vissuto.
Henry David Thoreau